NOTE SUL CONSIGLIO PRESBITERALE DELLA DIOCESI DI GENOVA – ITALY
La «Capricciosa» non è solo una pizza, ma può esserlo anche una Diocesi, anzi Arcidiocesi come Genova che una volta fu «Superba» anche perché vi erano vescovi «grandi» nel senso più pregnante dell’aggettivo: uomini di governo lungimirante. Oggi si naviga a vista e per giunta senza bussola, caracollando «extra legem», dando un pessimo esempio a coloro da cui si pretende l’osservanza pedissequa di norme e voleri «episco-vicariali». Finalmente, dopo tre anni dal suo ingresso (luglio 2020), il padovano Marco Tasca convoca i preti per eleggere il Consiglio presbiterale. Era ora! Di solito, poiché il Consiglio presbiterale decade automaticamente in caso di «sede vacante», il nuovo vescovo (v. Canestri e Tettamanzi), si affrettano a indire le elezioni per avere una indicazione dal clero per scegliersi i collaboratori tra i più votati. Non abituato al governo, avendo svolto per 12 anni solo «funzioni di rappresentanza», senza potere effettivo (Ministro generale), il vescovo Tasca, entrando in Genova ha comprato all’ingrosso, forse con sconto comitiva, quasi tutta la curia precedente, legandosi così mani piedi e cordone, privandosi dell’ebbrezza della scoperta con volti e nomi nuovi. Lo dice la storia: peccato, il vescovo ha i collaboratori che si merita perché se li sceglie…