Nato nel 1947 a Villaba (CL) in Sicilia, nel 1965 segue la famiglia migrante a Genova, dove da allora vive e lavora. Nel 1977 lascia il seminario di Genova, troppo chiuso per i suoi gusti, e si trasferisce a Verona, dove iniziava l’attività il seminario per l’America Latina, voluto da Papa Giovanni XXIII come frutto del concilio ecumenico Vaticano II (1962-1965). Qui alla scuola di preti eccezionali (Fernando Pavanello, Olivo Bolzon, Mario Agazzi, Augusto Bergamini e altri) si apre in modo irreversibile alla Chiesa del concilio, universale e popolare. Tornato a Genova, è prete dal 1 novembre 1972, Solennità di Tutti i Santi, iniziando subito come vice parroco nelle parrocchie: Sacra Famiglia di via Bobbio e Santa Caterina da Genova di via Napoli. Nel frattempo frequenta la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano, dove consegue il baccalaureato in Teologia.
Nel 1987 ebbe un ruolo determinante nelle dimissioni del cardinale Giuseppe Siri da arcivescovo di Genova, pubblicando un articolo sul quotidiano «Il Secolo XIX» che ebbe un’eco internazionale. Per questo fu emarginato nella chiesa locale e relegato a parroco del piccolo paese dell’entroterra, Calvari di Davagna, parrocchia di 300 abitanti d’estate e 25 d’inverno. Dopo aver ristrutturato la vecchia canonica, qui diede vita a una casa di accoglienza per ragazzi in difficoltà come alternativa al carcere, cui si aggiunsero in seguito etilisti, drogati, prostitute. Per garantire il mantenimento del complesso, insieme alla Caritas di Genova, guidata dal lungimirante profeta Don Piero Tubino, fonda una cooperativa agroforestale, dedita al recupero del territorio con la coltivazione di ortaggi, riproponendo l’antico mestiere tipico della zona detto dei «besagnini» (dal nome del torrente Bisagno) che esportavano a Genova i loro raccolti agricoli. Nel 1984 ospita i primi due marocchini che fecero parte integrante della cooperativa «Lunanuova», regolarmente assunti.
Insieme ai collaboratori della Cooperativa Ezio, Carlo, Giovanni, Salvatore e Rita e altri 35 dipendenti partecipa al bando europeo «Leader II», realizzando il ripristino dei sentieri dell’Alta Via individuati e circoscritti, aprendo l’antica «Trattoria di Capenardo» sul monte Capenardo e dando vita ad alcuni consorzi agroforestali con la partecipazione degli abitanti dei paesi circostanti con lo scopo di bonificare l’intero comune di Davagna (GE) per la raccolta del legname boschivo, la prevenzione degli incendi e delle alluvioni, la manutenzione ordinaria del territorio.
Dopo circa 18 anni su questo versante, su invito del card. Dionigi Tettamanzi, si trasferisce a Gerusalemme per 4 anni e mezzo, frequentando lo Studium Biblicum Franciscanum, conseguendo due licenze (corrispondenti nell’ordinamento italiano a due lauree): «Teologia Biblica» (anno 2000) e «Scienze Bibliche e Archeologia» (anno 2002). A Gerusalemme abita nel villaggio palestinese di Bètfage, ai piedi del Monte degli Ulivi, sul versante est, verso Betània, sotto amministrazione del comune di Gerusalemme: da questo villaggio Gesù partì il giorno delle Palme, per gli Ebrei festa di Sukkôt, cioè delle Capanne, in memoria dell’esperienza del deserto vissuta dai padri dopo l’uscita dalla terra d’Egitto. Il popolo festoso tagliava rami di alberi per costruire le capanne e per fare festa al Messia intronizzato nel giorno ottavo, detto non a caso «Shimchà HaToràh – La Gioia della Toràh».
Il suo ambito di studi e di ricerca sono le lingue bibliche: ebraico, aramaico e greco ellenistico. Ha iniziato (tesi di licenza) una grammatica greca di tutta la Bibbia (Antico e Nuovo Testamento) comparata con l’ebraico. Convinto assertore della «ebraicità» del cristianesimo, divulga con scritti e conferenze la necessità per i cristiani di attingere alle fonti giudaiche per assaporare il vangelo in tutta la sua sapienza (v. Bibliografia). Sostiene con vigore che non conoscere il giudaismo significa perdere il gusto e la conoscenza di circa l’80% dell’intero Vangelo.
Durante la permanenza a Gerusalemme, da quell’osservatorio unico al mondo, matura l’idea di un romanzo sul genere letterario del giallo/thriller che pubblica a dicembre 1999, alla vigilia del Giubileo due volte millenario, regnante il Papa polacco, Giovanni Paolo II e profetizzando con tredici anni di anticipo, l’avvento di un Papa che avrebbe assunto il nome di «Francesco». Titolo: «Habemus Papam, Francesco» (Editoriale Delphi di Milano), su pressione di lettori e dei Gabrielli Editori di Verona, riedito nel 2012, aggiornato al pontificato di Benedetto XVI.
Dal 2005 vive a Genova, dove è Amministratore parrocchiale della chiesa S. Maria Immacolata e San Torpete nel centro storico di Genova-est, una parrocchia senza territorio e, di fatto, senza parrocchiani (v. La Chiesa di San Torpete), divenuta oggi a Genova un centro vivo di molteplici interessi. Oltre agli studi di ricerca biblica, si occupa di divulgazione della cultura in ambito storico, letterario, musicale, liturgico e teologico. A questo scopo viaggia per conferenze, presentazione libri e formazione biblica.
Per 13 anni (dal 2005 al 2018) è stato titolare della rubrica biblica mensile sulla Rivista «Missioni Consolata» (= MC) di Torino; ha un blog sul quotidiano «Il Fatto quotidiano» e una rubrica quindicinale domenicale, edizione cartacea della Liguria su «la Repubblica/il Lavoro». Insieme al fratello, Farinella Calogero, organista, nel ruolo di Direttore artistico, ha organizzato per 13 edizioni (dal 2007 al 2018) circa 300 concerti di musica antica, medievale, rinascimentale e barocca, su piazza europea, apprezzati e sempre molto frequentati.
Paolo Farinella, prete è uno strenuo assertore del concilio cattolico Vaticano II che per altro ritiene superato, auspicando e lavorando per l’avvento di un prossimo concilio che porti a compimento le riforme incomplete del Vaticano II e di Paolo VI. Il 14 settembre 2007, festa dell’Esaltazione della Santa Croce, quando, con scarso senso ecclesiale e miopìa teologica, Benedetto XVI pubblicò il motu proprio «Summorum Pontificum», con cui liberalizzava la liturgia latina preconciliare, dando la volata ai tradizionalisti, fascisti in politica e anti-conciliari in teologia, vi si oppone con forza, dichiarandosi pubblicamente «obiettore di coscienza» perché in quell’atto solitario papale intravede, come la storia successiva ampiamente dimostrerà, una insanabile frattura nel cuore stesso della Chiesa e una formidabile spinta alla deriva della chiesa istituzionale che guarda al passato, incapace di vedere i segni dei tempi e lo Spirito in azione ai nostri giorni e nei giorni del futuro che non sono né migliori né peggiori dei «tempi andati».
Paolo Farinella, prete cattolico dal cuore laico, che spesso è solito firmarsi, parafrasando Luis Buñuel, «Paolo Farinella, prete, ateo per grazia di Dio». Sia con la parola sia con gli scritti, egli rappresenta solo se stesso e quindi parla solo da sé stesso, senza alcuna pretesa di insegnare qualcosa a qualcuno. Consapevole di esporsi, come ha sempre fatto nella sua vita, mette in pubblico il suo pensiero, il suo cuore e la sua fede, firmandosi sempre. Chi condivide ne gioisce, chi non condivide, spesso lo attacca, volendo imporgli il silenzio anche su questioni politiche e sociali, con la scusa cretina che «il prete deve occuparsi di anime», segno morto di una religione amorfa e fuori della storia, funzionale al potere di turno per averne vantaggi e privilegi, tradendo la stessa Parola di Dio divenuta criterio di «discernimento» secondo le parole di Paolo apostolo: «Vagliate quindi ogni cosa, e ritenete il bello/buono» (1Ts 5,21).
In questo sito non vi sono dibattiti come perché ciò esige personale e tempo che non ho. Il sito è offerto in amicizia e gratuitamente: chi vuole prenda il materiale che condivido e se ne serva, avendo la gentilezza, se copia, almeno di citare la fonte e la responsabilità di chi ha sudato, sofferto e penato. Gratuitamente avete ricevuto gratuitamente date, come abbiamo già detto altrove.
A tutti gli amici e le amiche che visitano questo sito, un solenne abbraccio affettuoso e una promessa: tutti abitano la preghiera e l’Eucaristia di Paolo Farinella, prete.